L'EMIGRAZIONE CONTI ALLA MANO

Che cosa spinge l’essere umano ad emigrare,a parte la fuga da  guerre, minaccia di stragi  o di purghe etniche, generalmente il desiderio di migliorare. Emigrano i giovani mentre i vecchi, donne e bambini, rimangono ad aspettare e raramente si aggregano ad essi nei viaggi della speranza.  
Le migrazioni nell’800, quelle dei primi del novecento, dopo la seconda guerra mondiale e quelle che oggi formano oggetto di dispute e malcontenti nel nostro Paese con i relativi sbarchi. I profughi godono di un trattamento che è Internazionalmente riconosciuto dal trattato di Parigi(1948), da quello di Ginevra (1951).

In Africa subsahariana nel 2015 vivevano 962 milioni di individui, ( nel 1950 , solo 180 milioni), nel 2050 saranno solo in Nigeria un miliardo ed in tutta l’Africa due miliardi e mezzo, malgrado la  politica della diminuizione della nascite stia andando in auge in alcuni Paesi. Quante persone dovrebbero entrare nei paesi ricchi e in Italia nei prossimi vent’anni, affinché la popolazione in età 20-64 (la potenziale forza lavoro) non diminuisca? E quante persone dovrebbero uscire dai paesi poveri, affinché la popolazione della stessa età non aumenti? Per rispondere non è necessaria una grande immaginazione, perché chi avrà 20 anni nel 2035, nel 2015 è già nato, e quindi le nostre previsioni – o, meglio, quelle della Population Division delle Nazioni Unite – sono basate su proiezioni molto realistiche delle popolazioni che già oggi vivono nei diversi paesi. Se il sogno di alcuni si realizzasse, e i paesi ricchi ‘blindassero’ le loro frontiere, nel giro di vent’anni i loro abitanti in età lavorativa, passerebbero da 753 a 664 milioni, con una diminuzione fra il 2015 e il 2035 di quasi 4,5 milioni l’anno. D’altro canto, se i paesi poveri chiudessero improvvisamente le loro frontiere, nel giro di vent’anni la loro popolazione in età 20-64 aumenterebbe di quasi 850 milioni di unità, ossia più di 42 milioni l’anno.
Nell’Italia del crollo delle nascite post-1975 e della lunga sopravvivenza, la situazione demografica è ancora più ‘estrema’. Nei prossimi prossimi vent’anni, per mantenere costante la popolazione in età lavorativa (20-64), ogni anno dovranno entrare in Italia – a saldo – 325.000 potenziali lavoratori, un numero vicino a quelli effettivamente entrati nel ventennio precedente. Altrimenti, nel giro di appena vent’anni i potenziali lavoratori caleranno da 36 a 29 milioni, a mano a mano che i baby boomers, nati negli anni 1955-1975,( vedi mio figlio Andrea) andranno in pensione. Diminuiranno anche i giovani con meno di vent’anni (da 11,2 a 9,7 milioni), mentre gli anziani con più di 65 anni sono destinati ad aumentare in modo inarrestabile, passando da 13,3 a 17,8 milioni (e ancora di più, se riusciremo a combattere con maggiore efficacia alcune malattie).
È vero: in Italia ci sono molti disoccupati, specialmente nel Mezzogiorno; è possibile ed auspicabile aumentare di molto il tasso di occupazione delle donne; possiamo incentivare il lavoro dei giovani e degli anziani sebbene oggi la maggioranza  speri nel reddito di cittadinanza. Effettivamente l’eccesso di migrazione e le pastoie burocratiche per classificare e concedere il diritto d’asilo  oltre che i fatti ed i misfatti  nella loro gestione,  sono stati sfruttati per far leva sulla paura ed esasperazione della cittadinanza. Attualmente Noi Europei che a parole vogliamo l'Unione ma nei fatti vorremmo conservare la Sovranità Nazionale, ci facciamo la guerra tra poveri. Nel frattempo le altre Potenze mondiali eccetto gli Stati Uniti e Russia si stanno dividendo l'Africa purtroppo senza creare lavoro ma impadronendosi delle sue ricchezze a loro vantaggio sulla pelle degli Africani, leggi Cina ad esempio. Quindi il problema che Noi dibattiamo, per Loro è azione prima che Noi vecchia Europa ci metteremo d'accordo per affrontarlo comunemente ed a nostro vantaggio, in considerazione dell'impoverimento della nostra popolazione abile al lavoro ed alle armi. Il grande dilemma purtroppo rimane alle Nazioni Unite dove ancora i Paesi vincitori della II guerra mondiale, a Yalta, si divisero il mondo che si è disfatto dopo il crollo del muro di Berlino, pur continuando con il loro veto a condizionarlo.

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