VOTO SI’ MA DOPO LE SCUSE

E si perché dal 4 Dicembre 2016  qualcuno avrebbe dovuto farlo pubblicamente agli Italiani per averne illuso più dei quaranta percento nel ventilargli la riforma della Costituzione. Di contro, tutto lo schieramento trasversale  a quel 60 percento di elettori ai quali, votando NO sulla scheda, gli fu data l’illusione  che Renzi si sarebbe dimesso ed  il Presidente della Repubblica avrebbe sciolto le Camere ed indetto nuove elezioni. Quello che avvenne è sotto gli occhi di tutti perché il risultato del referendum prescindeva dal mutare della maggioranza in parlamento.  Secondo la consuetudine  contro il perdente si scatenarono  persino i suoi. L’aveva fatta grossa, mettendola  duramente sul piano personale ed inoltre gli imputavano  di essersi impadronito del  successo ottenuto dal segretario Bersani alla trascorse elezioni, facendolo proprio. In più aveva sfilato l’incarico di primo ministro a Letta e con la complicità del Presidente della Repubblica Napolitano, preso il suo posto senza essere stato eletto in nessuna delle due Camere. Ma la Boschi allora cosa c’entrava, il ministro incaricato dei rapporti con il parlamento, sua fedelissima più per le sue doti in politica, verosimilmente per essere troppo giovane e bella in un posto prevalentemente occupato da maschi o donne meno giovani e belle. Probabilmente  se Renzi se avesse messo ancora più cuoio sulla sua faccia sarebbe potuto restare anzichè dimettersi ma si era compromesso a tal punto che pensò bene di ritirarsi dal Palazzo Chigi.  Passando la palla all’Onorevole  Gentiloni,  riusciva a  rimettersi in gioco da segretario del Partito Democratico provocandone indirettamente una scissione. Smacco che piuttosto di scoraggiarlo  lo  ringalluzzì a tal punto  da reinserire la bella di Arezzo a sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ed oggi candidata AltoAtesina. Decisioni che hanno fatto e potrebbero far discutere, intinte di invidia e tentativi di concupirla così come furono i tentativi di coinvolgerla  nel crack della Banca d’Etruria dove la sfortunata aveva un padre vicepresidente ed un fratello funzionario. Ma ce n’è voluto di diplomazia del buon Gentiloni per poter far andar avanti la baracca Italia fin ora. Ma la nostra litigiosità è nota anche all’estero e si trasmette anche nella propaganda elettorale. Questa ancora in corso non ha risparmiato colpi bassi a nessuno e malgrado  alla fine, chissà, potrebbe riservarci ancora qualche sorpresa. Essa si è arricchita di spunti patetici come l’accusarsi vicendevolmente, quello da destra, il già presidente Berlusconi al movimento 5 stelle, al quale restituisce le invettive  su di lui prima del 2013, l’anno in quale, Grillo portò la sua creatura  a divenire il secondo partito, in Italia. Però entrambi  hanno glissato per vari motivi nel confrontarsi direttamente con Renzi, considerando lui ed  il suo partito di second’ordine. Ma  io sono un terrone  d’origine con la permalosità  a fior di pelle così come la generosità verso chi è giovane e vorrebbe scalare   le vette  come Di Maio. Ma quello che luccica dietro di lui sembrerebbe tutto tranne che oro. E poi da dove li prenderanno i soldi della cittadinanza, probabilmente dallo stesso posto dal quale  sembra li prelevi Berlusconi per innalzare le pensioni minime fino a 1000 euro tassando tutti alla medesima maniera. Poi ci sono i proclami, i giuramenti  sui testi sacri Cristiani di Salvini ed i cortei antinciucio della Meloni  i quali sono una conferma della regola. Quella sui  parlamentari, i quali se, per qualsivoglia motivazioni, volessero cambiare casacca, rimarrebbero al loro posto anche se espulsi dal partito o movimento. Per la semplice ragione che  solamente un provvedimento votato dai loro pari può farli dimettere  a meno di morte o infermità totale. Stando così le cose forse i giornali stranieri(*) in qualche modo hanno dipinto il quadro realistico della situazione. Speriamo ci facciano un corso accelerato su come votare a meno di mettere una croce  e via che è quello che sperano tutti i partiti tanto nelle coalizioni se li dividono in proporzione. Ricordiamoci che votare è  un  dovere civico di ogni  cittadino, sancito dalla costituzione(art. 48). Nel 2013  si sono spesi 389 milioni di Euro per le votazioni e parimenti forse di più se ne utilizzeranno quest’anno. Ricordandoci che siamo noi che potremmo fare la differenza, piuttosto che  disertare, meglio  andare a votare tappandoci il naso.
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