TALVOLTA L’EQUILIBRIO E’ PIU’ VICINO DI QUANTO SI PENSI
La Forza delle idee talvolta promuove le azioni necessarie all’obiettivo da raggiungere.
Che io consigli di andare al mare, fuori stagione, benché quello di Ottobre sia uno dei migliori per pace e tranquillità, lungi da me. Pertanto anch’io il 22 liberamente come del resto ciascuno degli iscritti alle liste elettorali, esprimerò il mio voto come ho fatto analogamente in altre occasioni. Il Referendum conferma però il divario tra la base elettorale e quella della politica in generale. Ovvero l’incapacità nel tempo di addivenire a compromessi tra i Rappresentanti del Popolo, Regionali e quelli Centrali. Personalmente voterò No ed i perchè li spiego di seguito a cominciare dalla conquista che le Regioni a statuto ordinario, Tutte, nessuna esclusa hanno guadagnato riformando la Costituzione nel Suo Titolo V (*). Il dubbio è che essi usino il voto preferenziale e l’espressione popolare che lo suffraga ad uso e consumo dei propri interessi. Sappiamo che l’anno prossimo, in Primavera, con una nuova o vecchia legge elettorale saranno indette elezioni politiche.Perché proprio ora sollevare una questione che seriamente si trascina come direbbero i latini, da “ illo tempore” ovvero dal giorno dopo della proclamazione della Repubblica. Essa era addormentata dai rigurgiti della guerra e coperta dalle ceneri della Resistenza. La sperequazione sul ritorno dei tributi che ciascuna regione riceve dallo Stato differenziatamente tra Quelle a Statuto Speciale, ivi comprese la Provincie autonome di Trento e Bolzano e le Altre, è materia sulla quale si dovrebbe discutere sinergicamente, in quanto esistono realmente delle ingiustizie dovute all’attualità della situazione. Essa, economicamente, geograficamente, politicamente e strategicamente suggerirebbe una revisione tra gli aventi causa. Purtroppo queste riflessioni sono lungi dall’immaginazione della gente comune distratta dalle frequenze della vita moderna. Le rivendicazioni dei popoli fanno sempre riferimento a delle ingiustizie che colpiscono quasi sempre le persone che professionalmente o artigianalmente ma privatamente, data la loro passione per il lavoro, operano con onestà. Titolari o soci di start up, esercizi commerciali, ristorazione a conduzione familiare o aziende uninominali. Esse, senza nulla togliere alle grandi aziende che spesso delocalizzano i loro impianti, hanno dato e continuano a contribuire all’innalzamento del PIL quando condotte con spirito di innovazione e intraprendenza. Dietro di esse purtroppo si celano i pochi , fortunatamente, i quali in grazia del garantismo della nostra Costituzione rimangono stabilmente legati al proprio campicello senza curarsi di quello altrui. Forse la scarsità di memoria impedisce loro di ricordare che un tempo esportavamo manodopera sia fuori dei confini Nazionali quanto da Nord a Sud d’Italia. E tutto l’oro, si fa per dire, che autonomamente e giustamente vorrebbero difendere, se potesse parlare, forse, ci direbbe che esso è anche il frutto di del lavoro di persone provenienti da fuori delle pianure e montagne delle quali gli attuali proprietari si vantano orgogliosamente di essere nati. Oggi le Regioni, possono permettersi di aprire uffici all’Estero. Proprio in occasione della questione Catalana, il Veneto ha inviato a Barcellona il Presidente del Consiglio Regionale come osservatore. Grazie alla loro autonomia possono promuovere i propri prodotti local, ad esempio, quelli agrcoli. Cosa possibile, grazie agli incentivi dello Stato e notoriamente al governatore del Veneto, quale ministro per l'Agricoltura pro tempore. Questi provvedimenti hanno agevolato la meccanizzazione dei raccolti e coltivazione e per mezzo di essa la produttività. La consultazione, qualora fosse a maggioranza dei Si, cambierà l’approccio tra Stato e Regione, forse concedendo maggiormente a quest’ultima un potere contrattuale. Ma togliamoci dalla mente che essa determinerà le stesse facoltà previste per il Friuli Venezia Giulia, la Val D’Aosta, la Sicilia, la Sardegna o le province autonome di Trento e Bolzano. Anzi queste a loro volta aumenteranno le loro pretese verso lo Stato, il quale delle due o mollerà di più aumentando ulteriormente le diseguaglianze tra Regioni oppure, per affermare la sua autorità, reprimerà ogni respiro incattivendone gli animi. E se invece delle Regioni rivalutassimo, le Province ed i loro gonfaloni. Peresempio quale affinità ci potrebbe essere, territorialmente parlando, tra Rovigo e Belluno, tra Trieste ed Udine, nemmeno il dialetto. E che dire tra Venezia , città metropolitana e Verona più lombarda che meneghina. Quali giustamente furono le ragioni a suo tempo che concessero le autonomie possono essere oggigiorno anacronisticamente riconsiderate a causa dei mutamenti dovuti all’abbattimento dei confini dell’Unione Europea. La quale si pensava facesse da mediatore invece mai così rumorosamente fu sentito il suo silenzio nella diatriba Iberica. Potremmo intenderlo come rispetto della sovranità dei popoli, onestamente ho i miei dubbi in proposito. Per rimanere alle Nostre di controversie , oggi più di ieri c’è bisogno di unione piuttosto che di separazione ed irredentismo locale. Un Super Partes il quale salomonicamente anziché concedere a pochi e scontentare gli Altri, togliesse qualcosa a Tutti, ristabilendo l’equilibrio in pacificità, credo sia qualcuno, di veramente forte, del quale è sentita la mancanza.
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(*)con la l. Cost. 3/2001, dando piena attuazione all’art. 5 della Costituzione.
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