Memorie e realtà
La chiesa di S.Francesco di Paola, con il convento dei frati minori non è parte del patrimonio artistico culturale nè di Bari Picone, il rione dove è ubicata, tantomeno d’Italia. Essa è solamente parte dei miei ricordi d’infanzia, adolescenza e gioventù non vissuta perchè, appena ventunenne, misi la firma per trattenermi da Ufficiale di Complememto e mi sposai. Devo pensare a tuo fratello, nato quasi sette anni dopo di me, disse il papà, dopo il diploma di perito chimico industriale preso a ottobre. A seguito del quale rimandai per un anno la chiamata alle armi nella Marina, dall’impegno del quale mi liberai con il concorso nell’Esercito. All’epoca c’era Padre Pasquale, un frate dall’aspetto imponente che a seconda delle circostanza incuteva timore o tenerezza. Fu grazie a Lui che riuscii a rappresentare una commedia musicale con l’Amico Michele De Robertis, della quale, scrissi i testi durante i quindici giorni di convalescenza dovuti all’estrazione di un unghia incarnita. Questa strana passione per la musica, così s’intitolava, decorò i miei sedici anni. Annunciata con un cartellone ad hoc del futuro pittore e maestro Lillino Pinto, fu tenuta nella vecchia chiesa sconsacrata trasformata, nel frattempo, in auditorium, ingresso gratis, per evitare di pagare i diritti alla SIAE per due canzonette che Michele, con la sua bella voce, cantò nell’intervallo. Fu un successo e lo dovemmo anche ad un certo Rocco della famiglia Servodio, che studiando da Avvocato, esercitava l’hobby di regista teatrale. Oggi prima della messa tutto questo e di più mi è passato nella mente incluso il succeso non sfruttato di commediografo, tramutatosi, meramente, in voglia di scrivere. Le prime cotte con le ragazze dell’ACR, gli amici, tra i quali ricordo Nino, scelto anche come padrino di cresima, poi mancato prematuramente, a seguito della ferite riportate in un incidente stradale sulla Bari Taranto. Nel Tribunale della quale era stato destinato al praticandato dopo aver vinto il concorso in Magistratura. Oggi me ne rimangono solo due a Bari, Lino ed Angelo, hanno entrambi famiglia e collezionano anni di matrimonio al contrario di me che ho già alle spalle un divorzio e convivo, ridiventando papà, dopo Andrea, con Eleonora. Chissà perchè mi sposai così giovane ancor oggi me lo domando, tra le tante emerge la motivazione che volevo tagliare i ponti con la mia famiglia d’origine dalla quale non mi sentivo particolarmente amato. Ancora oggi risento di questa formazione, dando eccessivamente importanza a quello che mia madre(98 anni compiuti l’altro ieri)pensa del mio privato. Ci sono i bambini che hanno preso il sacramento della confessione, a turno, leggono dei brani ed invitano i fedeli a partecipare, la chiesa non è gremita e la predica del celebrante si rivela d’interesse per gli spunti dati dal vangelo della giornata e prima domenica d’Avvento. Intanto ho dei vicini di banco e la funzione viene allietata da canti. Tra i quali riecheggiano le note di Dolce Sentire del Maestro Ortolani tante volte cantata con il coro Val Sile di Treviso. Oggi, nell’insieme colorano di commozione il quadretto che via via si è andato dipingendo nella mia mente. Mi ritrovo a ripassare le parole intonate dal piccolo coro della Parrocchia mentre due lacrime, come i pirati, dichiarano arrembaggio aprendosi un varco, singolarmente, sulle pupille. Esco dalla Chiesa con l’umidità sul viso che si mescola a quella che fetidamente c’è nell’aria fuori, qui a Bari ancora stasera. Mi ripeto che il passato non conta, eppure quelli che fortunatamente rimangono sono solo i ricordi positivi in quanto il mio e spero anche il vostro cervello, per preservarsi da una depressione lascia a macerare in un cantuiccio quelli negativi. Nell’incertezza degli effetti del vaccino antinfluenzale, spero rimangano al coperto preservandosi da colpi d‘aria.
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