CARO FRATELLO ( O SORELLA)





Malgrado in quest’anniversario  a qualcuno, e non a torto, ricordi un massacro, la data rappresenta la vittoria dell’ultima guerra d’indipendenza alla quale si associa  la commemorazione di tutti i caduti in e per servizio ai quali m’inchino.  Anch’io avevo due nonni che conbattendo sotto la brigata Regina furono insigniti della croce di Cavaliere d Vittorio Veneto. Uno di loro  copriva gli orrori della guerra ed una volta, dopo la mia insistenza di bambino mi raccontò del fante che con un morso ne uccideva cinquecento. Sembra che questi lo avesse scritto sul berretto per aver  ingoiato un nugolo di mosche, contato in eccesso, mentre sonnecchiava, a bocca aperta, in trincea. Mi piaceva immaginare che l’austroungarico letterato se la desse a gambe levate dop aver letto la scritta. Per sganciarmi dalla famiglia, intrapresi  la carriera militare e più tardi, alla Scuola di guerra a Civitavecchia nelle esercitazioni da auletta, si ipotizzava in che un plotone di fucilieri o compagnie carri con  gruppi esploranti di cavalleria potessero arrestare l’avanzata di Arancione. Il quale, forte di  Armate corazzate,  da Est,  si preparava ad  invaderci fino a gustare il grana padano.  A qull’epoca c‘erano i giovani di leva, gli ufficiali ed i sottufficiali di complemento, tra questi anch’io che scelsi di andare a Nord in una delle brigate gestite dai due corpi d’armata  sparsi tra Bolzano, Vittorio Veneto e Friuli. Dopo la  caduta del muro di Berlino si pensava di dire addio alla NATO sostituendola con l’Europa, la Quale, allora, come adesso, non era pronta. L’ONU pensò di impiegare l’Alleanza nelle Operazioni di Supporto alla Pace, Noi sospendemmo la coscrizione obbligatoria sostituendola  gradualmente con il volontariato. Venivano tutti dal Sud in uno dei concorsi per il reclutamento nelle Truppe Alpine si raggiunse il massimo di affluenza ed il minimo storico con un solo concorrente  proveniente  dall’Alto Adige. Allora la crisi e la recessione non erano  alle porte ed il Nord Est era la locomotiva d’Italia. Le caserme del Friuli  si svuotarono e le popolazioni che prima si lamentavano finalmente capirono che stavano per perdere una risorsa con il decentramento a Sud delle unità sopravissute ai tagli. Fu istituita l’Accademia dei Marescialli attuali comandanti di plotone con laurea breve. Prima della baraonda ero transitato in servizio permanente in quella che oggi si definisce l’arma dei Trasporti e Materiali, già  Corpo Automobilistico dell’Esercito. Fui tra i primi ad operare per la specificità delle unità Logistiche sia quelle in seno alle brigate che per  quelle territoriali  secondo il concetto di Nazione Ospite(Host  Nation) nella neonata Brigata logistica. Venivo  da  diciannove anni, trascorsi nel battaglione logistico  della “Julia”.    Fui   pioniere tra gli ufficiali del Corpo a ricoprire l’incarico di  Osservatore Militare dell’ONU, al posto di un collega rinunciatario, nel Kashmir(India e Pakistan) e successivamente  in Medio Oriente. A cavallo tra le due missioni accettai  di  comandare  un’unità logistica della “Centauro”. Quella ove  due colleghi, prima di me,  avevano dichiarato forfeit adducendone motivazioni private. Collezionai vent’anni  al comando di truppa, per apprendere più tardi che il comando di reparto era diventato facoltativo a meno di non scegliere ed essere prescelto per  incarichi di stato maggiore. Ne rimasi deluso ma nessuno capì che per protestare  decisi ed ottenni di transitare nel Ruolo Speciale Unico, anzi sortì solo l’effetto di incomprensioni  tra  colleghi e superiori. Ebbi una breve esperienza in Kosovo prima di quella  decisione. Successivamente, malgrado avessi più di cinquant’anni e fossi nella tranquilla brigata di Artiglieria Contraerea, risposi alla chiamata per l’Irak. Ci andai due volte, dalla prima rientrai con l’avvertimento che ero tra coloro per i quali gli insorti progettavano azioni dimostrative. Dalla seconda, di durata inferiore della prima, ritornai  con i postumi di una brutta caduta ove rischiai di rompermi la schiena e passare il resto della vita  su una sedia a rotelle. Finii il mio servizio attivo nell’unico reggimento di guerra elettronica dell’ Esercito occupandomi di risorse umane. Per me fu tutto in salita, perchè non entrai dall’ingresso principale, invece   ti consiglio di eseguire gli ordini con intelligenza senza vergognarti di fare domande, meglio rompiballe che cretino. Mantieniti in forma, la vita umana  ha un valore diverso da quello attribuito in altre parti del globo. Fidati solo di coloro che ti ascoltano senza parlare, i quali , dopo, ti dicono come la pensano. Non ti fidare di quelli che si vantano di saper fare tutto. Chiedi e pretendi la trasparenza perchè le positività e la negatività  sono proprie  di un’Organizzazione come quella nella quale presti servizio, composta di esseri umani, quindi imperfetti ma perfettibili. Niente paura se hai l’impressione che il  Paese  ti ignori Tu contraccambia con la identica moneta, quando il gioco si fà duro, le  Forze Armate sono l’ultima  difesa  della Costituzione.  Infine, se me lo consenti, dopo la sospensione del servizio militare obbligatorio, le associazioni d’Arma sono l’unico veicolo tra te e la  gente comune,  usale, e ,  buona fortuna.
riccardo diasparro
già col(E.I. TRAMAT ris.)

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