A RIDATECE ER NEMICO
I militari non fanno niente, eccetto che alzarsi presto al mattino. Ma veniamo al punto, quale peso possano avere le rappresentanze militari resta putroppo un interrogativo al quale difficilmente si potrà dare con semplicità una risposta, senza correre il rischio di scivolare nella polemica. A cosa addebitare la mancata consultazione, per la legge di stablità, forse alla carenza di potere contrattuale. Questa, verosimilmente e congiuntamente alla coesistenza di più ruoli nell’ambito dei ranghi e gradi delle Tre Forze Armate impediscono la coesione e l’elezione di personale della Rappresentanza il quale sia stato votato dalla maggioranza dei pari. Le caste impediscono la scelta dei leaders, quella specie di esseri umani i quali, padroni del mestiere, con l’esempio mietono consensi arricchendosi di seguaci. Altra motivazione potrebbe essere che il volontariato ha dato la stura alla riduzione delle Unità e conseguentemente a quella dei quadri. Non per ultimo il dimezzamento dei posti a disposizione per il passaggio in spe dei giovani volontari a ferma prolungata. Recentemente si è voluto giustificare tutto questo quale operazione di snellimento per il passaggio in un ipotetica Forza Armata d’Europa, tra l’altro nè smentita tanto meno confermata sia dai politici che dai Militari. La crisi economica ha posto la ciliegina sulla torta. Non è escluso che nelle scelte del bilancio dello Stato, tra i vari Dicasteri si privilegino, ad esempio, Istruzione e Sanità, rispetto ad altri come quello della Difesa. Fosse verità avremmo qualcosa che funziona bene, a patto che i militari e tutto il Comparto di appartenenza non fosse confuso nel calderone della Pubblica Amministrazione, senza nulla togliere alla dedizione, senso del dovere della maggioranza dei Suoi dipendenti. Oggi ci si lamenta del congelamento degli emolumenti al personale. Il quadro che si ottiene dà l’impressione che si è persa ogni traccia del vantaggio di avere una riserva per evenienze. Quali ad esempio la sorveglianza delle nostre coste, calamità naturali, ordine pubblico, controlli del territorio dalla clandestinità. Per alcune di esse è stata istituita la Protezione civile, la quale è nata sulle ceneri delle Unità del Genio dell’Esercito. Ad essa si affianca il Volontariato Civile con il concorso delle Associazioni d’Arma, prima fra tutte quella degli Alpini in congedo. Si aggiunga a tutto questo il fatto che manca il collegamento tra la società civile e quella in uniforme, ovvero i militari di leva, gli ufficiali e sottufficiali di complemento. Insomma, due più due fà quattro, a cosa servono i militari nel nostro Paese. Perlopiù si viene a conoscenza del loro impegno raramente e specialmente nelle missioni Internazionali. Oggi sono di moda i video giochi di guerra i quali raccolgono consensi di una clientela senza età. Probabilmente è così che si immaginano i soldati, polizia, forze dell’ordine e quant’altro è parte del Comparto Difesa e Sicurezza nel quale sono inquadrati gli addetti. Passi per coloro che in grazia della sospensione della coscrizione obbligatoria e per altre ragioni non abbiano prestato il servizio militare. Meraviglia delle meraviglie ci sarebbe se, tra costoro, ci fossero anche i politici che ci governano. Nonostante ci siano le Commissioni del bicameralismo perfetto, davanti alle quali, si suppone, si alternino capi e presentatori di Forze Armate e Corpi Armati dello Stato. Eppure gli addetti ai lavori ed i pù esperti in materia sanno cosa significa mantenere una Forza Armata. Formazione, addestramento con ricerca delle aree addestrative insieme all’adeguamento di mezzi e strutture che concorrano all’operatività ed efficienza. Da oltre seicento giorni abbiamo due sottufficiali dei fucilieri di Marina prigionieri in India, alla mercè della Giustizia di quella Nazione, chissà quando li vedremo rientrare in Patria. Parlare degli F35 è diventato quasi un tabù. Si parla anche di fusione tra Polizia di Stato e Forza Armata dei Carabinieri, in un quesito che il COCER corrispondente ha posto al Comando Generale dell’Arma. In considerazione delle nicchie che di mano in mano si vanno delineando, difficilmente si potrà richiamare l’attenzione del cittadino sulle problematiche dei militari in servizio. Con meno facilità si potrà ricostituire quello che è stato oggetto di soppressione e dichiarazione di obsolescenza. Un’adozione alla moda del termine di rottamazione dal quale neanche i cittadini in uniforme potevano immunizzarsi. C’è n’è abbastanza per non dare solo colpa alla politica del momento in Italia ma per leggersi chiaramente all’interno di ciascuna Istituzione, come fece il Generale Gandin, comandante della Div.Acqui, prima del massacro di Cefalonia. Nel frattempo, proporrei una prova, per saggiare il pensiero degli Italiani, da effettuarsi in occasione di consultazioni elettorali. Formuliamogli la domanda “Lei vuole le Forze Armate” contrassegni con una croce un SI o un NO sull’apposita scheda. A nulla servirebbe il grido di dolore ed il rimpianto del passato quando lo spauracchio dell’invasione da parte di uno con i baffoni da Est, ci dava una motivazione in più per resistere.
riccardo diasparro
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