L’UNIONE FA’ LA FORZA


Oggi si ritrovano domani sfileranno per le vie di Piacenza a rinnnovare quello che i loro padri, nonni e tanti giovani compirono nel servizio prestato nelle Truppe Alpine.  Una massa che sfiora l’incontenibilità affolla città  per due e più giorni. In quanto molti di essi portano a seguito le famiglie, le mogli  o compagne affinchè li consolino per gli incontri mancati e per quelli che stringono il cuore nel ricordo di una gioventù che non torna più. Una marea di cappelli con penne dal nero al bianco in borghese ed in divisa ma tutti accomunati dall’unicità di intenti,, rinnovare la fratellanza, l’umanità e lo spirito di corpo di una specialità alla quale l’Italia deve moltissimo. Certamente con la sospensione del servizio di leva le Unità Alpine hanno subito i tagli causati  dal  cambio di strategia globale ed in nome di una spending review. Correva l’anno del 1993, dopo 19 anni, quando mi trasferirono dalla Julia per altri Reparti e per servizi all’estero, il mio ultimo cappello l’ho lasciato in dono al già Battaglione logistico “Centauro”, trasformato in 1° reggimento trasporti. Accomunandomi alla massa di altri ufficiali passati e prestati alle Unità Alpine. Pur non avendo rimpianti perchè l’Esercito, la Forza Armata che l’altro ieri ha compiuto centocinquant’anni di Storia, è grande ugualmente, ritengo sia d’utilità, per coloro che servono in uniforme, trascorrere almeno un mese della vita militare in un’unità con la penna. L’aria che vi si respira, lo spirito che aleggia sono tali da affascinare e rimanere nella memoria fino al  resto del cammino e carriera. Ho servito la Julia ed ho avuto alle dipendenze giovani delle contrade di Piacenza, durante il periodo post terremoto quando quelli friulani furono esentati per i noti motivi dal prestare servizio militare. Una gran razza, allegri e testardi al tempo medesimo, tornavano dalla licenza in famiglia, con i loro salumi tipici della zona condividendolia con  tutti noi, a prescindere dal grado o responsabilità così come si usa  con ogni specie di rischo. L’adunata degli alpini  rappresenta in effetti tutto questo e di più, sfatando quello che comunemente è dispregiativo dire di loro, una scusa per bere vino. Perchè questo alimento il quale, ricordo ai meno che non lo sanno, è completo, suggella l’incontro tra veterani. Certamente nessuno vuole bere senza offrire a sua volta per cui se due si ritrovano saranno due i calici ciascuno, quando invece sono in dieci, allora diventa una gara di resistenza alla quale, in genere, nessuno si sottrae. Ma il servizio d’ordine al quale ho avuto l’onore di affiancarmi nelle adunate di Trieste,  Udine, e Bari, vigila attentamente sugli eccessi agendo ed evitando le aberrazioni. Insomma è tutto in linea, divertimento, condivisione e contenimento tant’è che nessuna manifestazione pubblica vanta le tradizioni delle Adunate, alle quali non sovviene memoria di incidente o molestia alla popolazione. Quest’ultima partecipa, si diverte e per quarantotto ore non resiste al contagio dei canti ed alll’atmosfera creata dai vecci e bocia ai quali si affiancano , oggigiorno anche le ragazze con la penna. Effetti del servizio militare da volontari estesa  anche ad Unità, anticamente  territorio del macho Italico. Certamente se le femminucce possiedono la grinta di quelle della quale ho potuto ammirane la specificità in Irak, sebbene appartanenti ad altre Unità dell’Esercito, allora immaginatele con l'agginta dell'alpinità. Se non fosse per la sospensione della leva con l’istituzione di quella breve , a domanda, direi che le premesse per il futuro lasciano ben sperare. Purchè i giovani facciano tesoro dell’esperienze di chi li ha preceduti, affinchè travasino nella società, quei sentimenti condivisibili  con coloro i quali percorrono le medesime strade, nel segno  dell’amor di Patria, spirito di servizio.  Ritengo che oggi se ne abbia bisogno più di ieri, affinchè la rabbia di alcuni si tramuti in solidarietà e perchè quest’ultima salga fino a trasformarsi in bene comune per coloro che ci governano. Le grida siano canti , gli striscioni pur nella loro  protesta  o esortazioni  indichino ed aprano  al cambiamento, adeguamento ai bisogni dell’umanità. 

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