Ecco a Noi una bimba è data



(parteI)
Le cinque del mattino, fui svegliato da Nella che andava in bagno. “riccardo, mi si sono rotte le acque”, annunciò con una voce mista a sopresa ed ansia. Ci siamo, dissi fra me, quasi che l’incinto fossi io. Svegliammo Massimilano, dormiente nell’altra stanza e telefonammo alla nipote Elisabetta che di lì a poco, arrivò, affinchè gli facesse compagnia. La valigia con il necessario per l’ospedale era pronta da tempo, il solo bagaglio del quale dovevamo farci carico nel tragitto dalla casa alla clinica. Nessun posto libero, accettazione a rischio alleviato solo dall’urgenza del ricovero, passando per il pronto soccorso. Dopo le nove del mattino con ancora l’eco dei battiti del feto in monitoraggio ci fu assegnato il letto. Fortunatamente la dottoressa delle ecografie, ci sosteneva e non passava molto che facesse capolino sulla porta. Ironia del caso le contrazioni diminuivano con sconcerto dei medici che concordavano sull’esigenza dell’induzione del parto. Anticipando di un solo giorno quella che era un’operazione programmata a causa del protrarsi del periodo di gravidanza. Poco prima della pausa pranzo, i dottori pronosticarono che l’evento si sarebbe verificato nelle successive ventiquattrore. Io e Nella ci guardammo negli occhi senza parlare, non appena il gruppetto ebbe lasciato, così com’era entrato, in fila, la camera. Trascorse ancora un’ora dall’ultima volta prima che il consultorio ritornasse. In quest’ultima occasione notai una smorfia sul volto dell’ostretica mentre visitava il ventre di Nella. Eh sì, perchè, nel frattempo, le contrazioni si susseguivano sempre più frequentemente e sensibilmente. L’espressione di riflesso venne raccolta dai medici lì presenti. Motivo, la posizione del capo della nostra Eleonora era cambiata, meglio andare in sala travaglio, decisero e così anch’io seguii in corteo. Altra ispezione, questa volta con ecografia sul tamburo e conferma della diagnosi emessa precedentemente. Ironia della sorte se prima i medici avevano incentivato le contrazioni adesso volevano che la puerpera non le agevolasse. Ma, si sà, tra il dire ed il fare, per le esigenze della natura l’essere umano non ha alternative se non soddisfarle. Quand’anche facilitarne il corso con tutti i mezzi che scienza e tecnica pongono a sua disposizione, in caso contrario assumersene le responsabilità delle conseguenze. Generare esseri umani non è avulso a queste leggi e Nella, non primipera, le conosceva bene. E’ una donna e come tutto il genere femminile non poteva che dare dei punti a noi maschietti, in particolare nel mistero del parto. Là dove noi dobbiamo intelligentemente ammettere la nostra ignoranza, eccetto il sentito dire dalle nostre madri. Questo alone di essenza uterina il quale, idealmente, per alcuni, contribuisce a mantenere intatto il legame con il cordone ombelicale, tanto da condizionarne i comportamenti e le relazioni. Talvolta si fà difficoltà a distinguere l’amore di un figlio verso la propria madre o viceversa rischiando reciprocamente confusione e morbosità. Il carma e le affettività familiari, mi ricorda un seminario del professor Marco Ferrini, durante il quale ne scoprii la valenza e l’interferenza. Un motivo in più per apprezzare la differenza tra esseri umani di genere maschile e femminile. Il coraggio di questo ultimo nel portare a termine la gestazione. O le frustrazioni di quelle donne, fortunatamente poche, le quali stentano nell’ovulazione ed a condurre, fino al termine, la gravidanza. Le bugie di certi uomini i quali non ammettendo di essere sterili, cercano di addossarne le colpe di non saper generare figli. Ed il mio pensiero corse al Signore, sia gloria a Lui, forse mi aveva preservato la vita, rischiata in quelle missioni,perchè vivessi questo momento e riflettessi. Proprio mentre ero in pol position al travaglio della mia compagna partoriente. (continua)

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