Afghanistan, quale futuro

Sosteniamo i Nostri che colà operano, colmandoli, in abbondanza, di auguri, particolarmente per i feriti ed i loro cari. Essi lottano con i parametri del tempo, dal quale dipende la vita degli esseri umani e dello spazio, quello della Terra in cui viviamo. Entambi scandiscono le frequenze nelle quali le operazioni si svolgono. Aspetti molteplici tra i quali due, in particolare complicano la situazione. Le conseguenze delle azioni esercitate dagli USA con due Missioni, Enduring Freedom e la parallela, ISAF. Dopo averne compreso gli errori si sono ricercati i rimedi. L’altro, correlato alla disattesa applicazione della Convenzione dell’AIA alla quale gli Stati Uniti non hanno aderito. Paragonando le operazioni in Irak, e quelle Afghane, nelle prime si é ricostruito il comparto Difesa Sicurezza preesitente la caduta di Saddam Hussein. Nell’altro, il precedente era stato sostituito dal regime dei Talebani. Aiutati dagli USA, nel respingere le Forze dell’ ex Unione Sovietica. L’incomunicabilità con gli insorti é rilevata anche dalle azioni del governo in carica. In quanto alla Nostra capacità di adattamento molto é stato detto. Non meno che alle regole d’ingaggio incombono quelle del Diritto Internazionale Umanitario( Corte Internazionale di Giustizia) e Costituzione ( art. 11). Insieme accrescono lo stress, già alle stelle per l’impalpabilità del nemico. Si poteva uscirne, a testa alta, dopo le elezioni, chiedendo con il voto agli elettori, il gradimento sul l’intervento delle Forze Internazionali per la ricostruzione del loro Paese. Personalmente auspico un’exit strategy con il supporto di Russia e Cina, potenze limitrofe al Teatro Operativo. Il successo di una missione di pace non é capovolgere le condizioni di vita, quanto stabilirne i presupposti per migliorarle e continuare, al termine di essa. I Nostri soldati si adeguano con i risultati dei quali, ancor oggi, apprezziamo il valore. Ma è la loro vita, se la sono scelta, difficilmente chi crede in questo si adatta a fare altri mestieri. Piuttosto, si dovrebbe contribuire a formare i loro cari e, con essi, la Nazione a condividerne(accettarne) i rischi. Congiuntamente a loro addestramento, adeguatezza di mezzi, senza riserve di risorse per limitare le perdite.

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