Pace e lavoro sporco.

Poco più di un centinaio, bagnati come pulcini, con la tenacia da scalatori di vette, su otto cortei si sono congiunti sul Monte Berico, davanti alla Basilica . Molti i locali e alcuni venuti da lontano ad ascoltare discorsi, tra oggetti simbolici, ad esempio, la cassetta munizioni da riconvertire ed opinioni. Come quella del soldato americano che ha disertato per non essere mandato in Afghanistan dopo essere stato in Irak. Ed un signore, rappresentante delle comunità per la non violenza, il quale, nel citare alcuni passi della lettera destinata al Presidente degli Stati Uniti, ha espresso una proposta. Quella di trasformare la costruenda base di Vicenza in altrettanto centro studi per le operazioni di peacekeeping civili. Disse Roosevelt questo è un lavoro sporco ma solo i militari lo possono fare. Queste scelte,sono condizionate da fattori quali l’economia ovvero il commercio di materie prime per usi industriali. Queste ed altre politiche, sono sottaciute in nome di imposizioni di pace e ripristino della democrazia, tanto da richiedere l’invio dei soldati, su mandato ONU. Chiediamoci piuttosto, per eventi come questo, si possa fare a meno delle Forze dell’Ordine. Se la risposta fosse affermativa, la pace sarebbe più vicina di quanto pensiamo. La commozione ha colto di sorpresa anche me, già reduce dal “dirty job”, nel constatare come gente di ogni età manifesti le proprie opinioni pacificamente. Spiacente però, deluderli, perché la strada è ancora lunga da percorrere.
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pubblicata come lettera dal quotidiano "Il Giornale di Vicenza" il 10/11/2009

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