DI PADRE IN FIGLIO


All’uscita dall’asilo talvolta conduco Eleonora al parco giochi. Così è stato ieri quando ha familiarizzato con un bambino di quattro o cinque anni più dei suoi tre e mezzo. Questi, giocando protettivamente le ha detto che l’indomani, oggi 27 Gennaio, sarebbe stata la giornata della memoria. E’ venuta subito da me “ cos’è papà?”, le ho risposto che quel giorno si ricordano tante persone che hanno sofferto e sono morte. Che altro si può rispondere ad una bimba della sua età. Il 19 Novembre 2014 sono stato a Budapest dove ho assistito ad un convegno con tema l’importanza dell’istruzione sulla prevenzione delle atrocità di massa. Organizzata dall’Università del Centro Europa, nella storica capitale  dell’Ungheria, con lo scopo di discutere e confrontarsi sui risultati di una  task force costituita con il patrocinio dell’Europoa Unita. Il Centro di Prevenzione, è come  un termometro che misura la temperatura alle situazioni nelle quali possono verificarsi quelle  condizioni che, nel 20 ° secolo,  hanno provocato la morte di oltre ventimilioni di persone. Giusto  ricordare la Shoà altrettanto sarebbe la rimembranza di tutti gli altri genocidi. Dagli Armeni alle stragi di Seraievo, Ruanda, gli Indiani maya in Guatemala, Sabra e Chatila, i desaparecidos in Argentina incluso quanto stà accadendo in Siria ed in Ucraina  sotto gli occhi di tutti ed altri non meno importanti dei quali, spero mi perdonerete per non averli citati. Ho sentito parlare che le Nazioni Unite hanno costituito l’Ufficio del Consigliere Speciale per la Prevenzione dei Genocidi. E persino l’Amministrazione degli Stati Uniti ha una commissione con una branca militare di risposta alle stragi di massa.  Sono state descritte delle iniziative tra le quali quelle dedicate ad Anna Frank in Olanda.  Si è parlato della presa di coscienza dell’Europa  non solo per le lezioni apprese nel Suo territorio quanto per quello che nei secoli precedenti gli europei hanno fatto aldifuori di esso. Incluso il contributo alle migrazioni le quali la trasformeranno in un continente multietnico, multireligioso e multirazziale. Ma ciò che mi ha più colpito in quell’occasione è stato il discorso che brevemente ha  tenuto sull’argomento la dottoressa Kristina Lakatos, capo del Dipartimento dell’Istruzione del Museo dell’Olocausto del Memorial Center, la quale, nel suo intervento, ha tenuto a sottolineare il concorso della famiglia in tutta questa opera di studio e diffusione. E personalmente sono d’accordo, quale risultato si otterrebbe se in un ambiente si predicasse la tolleranza e la pacifica convivenza  mentre nell’altro, l’esatto contrario. Probabilmente si  avrebbe l’effetto di un loop informatico o, se preferite, dello stallo di una barca dove due rematori voghino  contro. Non si cambia senza mutare l’approccio di ciascuno di noi sull’argomento. Violenza e bullismo ne generano  altrettanto. Identicamente criminalizzando etnie o gruppi,  per il comportamento di qualcuno, alla comunità della quale quale fanno parte. Provate in famiglia a dare continuamente dello scemo ad un figlio e vedrete che dopo qualche tempo ci crederà a tal punto da comportarsi come tale.  Non a caso nell’ambito dei nuclei familiari provenienti da Paesi con altri Credi, nel loro interno,  vengono mantenute tradizioni, usi e costumi provocando, a volte, contrasti e reazioni estreme. Così come tra quelle Nostrane se in apparenza si dimostra tolleranza verso gli stranieri  nella realtà  poi si pratica il contrario. Il che non significa predicare del buonismo ma rispetto per farsi rispettare seguendo quel famoso  detto  il quale recita che la libertà di ciascuno termina dove cominicia quella altrui”(Gandhi)altrimenti ciascuno a casa propria.  Non  trascurando la didattica sull’argomento, da differenziare in base al livello  di studi ed il ruolo che la famiglia gioca in tutto questo. Essa, interagendo con la Scuola, potrà contribuire alla formazione dei futuri cittadini, fugando quelle paure di perdita d’identità e privilegi, le quali sono i prodomi dei genocidi e stragi di massa. Nel caso del bambino, temporaneo compagno di giochi di Eleonora, l’Istruzione ha fatto centro se egli ne parla così liberamente. Si confida  che i suoi genitori ne convengano e pratichino altrettanto.

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