Sotto un cielo di Stelle


Quella sera Carletto  inventava una scusa dietro l'altra per evitare di andare a dormire, benché fossimo in due a convincerlo rimaneva attaccato alla ringhiera del balcone con lo sguardo dritto in cielo. Era il 10 Agosto di tanti anni fà, eravamo in un un punto proprio dove si poteva apprezzare il buio e le luci delle barche dei pescatori  che in lontananza, facevano il loro mestiere. Il mare una tavola e di tanto in tanto, al cessare del rumore  tra un  auto e l'altra, a  mezzanotte, si poteva distinguere lo sciabordio delle onde che debolmente si infrangevano sugli scogli sottostanti. Era arrivato all'una del pomeriggio, lo avevamo andato a rilevare all'aeroporto , c'era stato affidato dai suoi genitori e lui otto anni compiuti si era fatto un viaggio Venezia Catania tutto solo nell'Airbus, felice come una Pasqua. Tant'è che appena l'hostess lo aveva mollato dalla sua custodia, dopo aver riconosciuto sua nonna, mia compagna, ci era corso incontro felicemente. Insomma nonostante la levataccia, il viaggio il bimbo era carico di adrenalina e di andare a dormire neanche a parlarne . Sua nonna stanca,  io e lui rimanemmo in piedi sul balcone con lo sguardo fisso in cielo interrompendo io per evitare un torcicollo e lui, con domande sulla luna, le stelle e l'usanza di esprimere un desiderio. il traffico andava scemando e le luci perimetrali del lungomare alternativamente si erano spente, in quel momento il buio era veramente tale. Si era fatta l'una soltanto le mie palpebre avevano dato segno di debolezza al contrario di quelle del piccolino, per il quale sembrava fosse pieno giorno. Accidempoli cominciai a dire, tra me e me,  stanotte facciamo capodanno  senza botto eludendo Morfeo che tentatore , birichinamente mi aveva involontariamente,  fatto fare, con un suo colpo , un sì ed un nò con la testa. Alzando il capo intravidi lo sguardo  sornione  del mio accompagnatore "Eccola eccola " uscendo da quel torpore la vidi e fui gettato nelle realtà di quel bimbo che ad alta voce si beava di una stella cadente che, in lontananza, si tuffava nello Jonio. Eravamo a Siracusa , perla del mare , terra di  Archimede, dell'orecchio di Dionisio, del teatro greco tra i più famosi del Mediterraneo. Finalmente, mi dissi mentalmente, adesso parleremo di letto  e così mi rivolsi al mio amichetto sussurrandogli che fosse ora di avviarsi  verso la branda . Macché neanche per sogno e mi disse che voleva vederne un'altra per esprimere un secondo desiderio, fu allora che  che mi incuriosii.. Generalmente i desideri  si tengono chiusi nel cuore senza rivelarli ad alcuno, del primo tienilo per te, gli dissi,  sono curioso di sapere di che  razza  sia quest'ultimo. Si girò  e fissandomi negli occhi com'era suo solito,  mi disse che se gli avessi giurato di tenere il segreto me lo avrebbe rivelato. A questo punto accese la mia curiosità tanto da mettere a tacere il dio del sonno. Ormai ero più che sveglio ,dall'altra parte un lieve ronfio, mi avvertiva  che eravamo ormai da soli.  Passò un'altra mezz'ora, circa, intanto si erano fatte le due e cominciavo  a sentire tutta la responsabilità di quell''infante nottambulo. Ma il buon dio fu clemente e così al nuovo grido ne vedemmo una seconda, la cosa fece piacere anche a me . Ma non per la stella  per la quale non ebbi il tempo di esprimere un mio pensiero quanto perchè stavo per   condividere un segreto di un bambino. Bene gli dissi, sono tutt'orecchie, adesso  però, andiamo a metter il  pigiamino e prima di andare a letto confessami questo  desiderio. Mi guardò due volte di seguito titubante poi  assunse un atteggiamento  freddo. Per un attimo lo paragonai ad un  giocatore di poker, con una coppia di assi in mano ma con l'aria di voler passare per uno con la scala reale.  Fu allora che mi  sussurrò, ho chiesto che perdano le chiavi del portone della scuola e prima  ritrovarle  passino due o tre giorni in maniera che io possa stare di più,  qui al mare.

rd

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