Si aggregano ai volontari della Protezione Civile, per alleviare le popolazioni colpite da alluvioni, liberarle dalle immondizie, affiancare le Forze dell’Ordine nella prevenzione della delinquenza. Sono presenti e pagano con la vita nelle missioni Internazionali a prescindere che si chiamino di Pace o come si preferisce, di guerra. Se non li avessimo dovremmo inventarli, eppure li stiamo riducendo. Sono stati decimati i reggimenti del Genio, unità che contribuivano agli aiuti ed alle ricostruzioni, nelle catastrofi naturali. Si stanno trasferendo e accentrando Altre, accorpandole con le Scuole d’Arma. Tra queste, qualcuna é stata soppressa, la Scuola Trasporti e Materiali dell’Esercito, senza alternative. Un organico che si restringerà, tra breve, da oltre centomila, ad ottantamila unità, solo per l’Esercito. Presi come siamo a rastrellare risorse per esigenze, altrettanto primarie, del Paese. Intanto ai Volontari della Difesa, in ferma breve, congedanti senza demerito, per extra numero nel servizio permanente, quest’anno, sono stati riservati solo 85 posti in Amministrazioni diverse. A meno di aperture in altri Corpi Armati dello Stato, l’esiguità, confrontata in cifre è in evidenza. Si tratta di personale al quale è stato insegnato l’uso delle armi, assumersi responsabilità, impiegare sistemi, informatici e di comunicazione, guerra elettronica, arti marziali e combattimenti nei centri abitati. In un Paese dove ci sono cittadine che plaudono al patricidio, rappresentano l’onore, la subordinazione alla Nazione, riscuotendo l’ammirazione di Altre. Abbastanza in confronto al benservito che li consegna all’altra faccia della realtà. La risposta a questa domanda potrebbe coinvolgere le Associazioni d’Arma, il Nastro Azzurro, per citarne solo alcune, senza offesa per Altre, altrettanto di validità. Ancorchè, il contributo di Confcommercio e Confindustria le quali, nel loro ambito, potrebbero promuovere corsi di formazione ad hoc. Una differenza che potrebbe evitare diventino esche dall’imprevedibilità ed oltre la liceità. Ora che Al Quaida stà scatenando la guerra santa contro i Cristiani, nel mondo, si sfata la necessità di essere là dove si pensa di coagularne lo scontro per evitarne l’esportazione. Probabilmente, in un occasione da scongiurare, qualcuno replicherà nel farli rientrare, infischiandosene dei trattati diplomatici. Causando la vanificazione ed il valore di coloro i quali, coscienti dei propri rischi, nel dovere, assolvono i compiti stabiliti dalla Comunità Internazionale( leggi ONU-n.d.r.). Non per ultimo, non facciamo mancare la vicinanza alle loro famiglie, fidanzate e consorti che trepidano nell’attesa del ritorno dei propri cari. Estendendo quel grazie ragazzi, slogan in voga nelle TV Nazionali e private. Onorando i caduti con il rispetto di tutti i cittadini in uniforme, sia in servizio che coloro ai quali è rimasta nel cuore a vita.
MONA E’ TE CHE STO GUARDANDO fu il mio ben arrivato all’Autoreparto Julia(°), a Gemona del Friuli, a darmelo fu LUI. Sembrava guardasse dietro di me e mentre io volgevo leggermente il capo, mi apostrofò con quell’espressione che mi avrebbe accompagnato fino a quel giorno nel quale lo trasferirono a Basiliano alla vigilia della nomina a Maggiore. Strano a dirsi in una figura che emanava rudezza, aveva lo strabismo di venere che lo rendeva popolare in tutto il Friuli degli anni settanta e successivi. I giovani lo temevano più come un padre burbero piuttosto che come un comandante. Ma era famoso anche per i suoi fischi da pecoraro Vernasso, paese d’origine nel quale aveva ancora la sua mamma, una maestra di scuola in pensione, lui stesso era diplomato alla scuola magistrale. La banda di Padovani e provincia che avevamo era notoriamente conosciuta come una gruppuscolo di border line. Questi bravi ragazzi spesso al rientro in caserma prima di parcheggiare i mezzi inscenavano
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